Padri e figlie – Film –

sei il mio patatino!

Una piccola frase, quasi banale, delicatamente scherzosa, pronunciata sommessamente nel film dalla giovane figlia e che racchiude tutta la storia, la sofferenza, così la straordinaria bellezza e il valore ineluttabile dei sentimenti umani.
Un padre scrittore (questo mi ha reso intimamente in sintonia con il personaggio), profondamente ferito, lotta per difendere il suo sacrosanto, immenso desiderio e diritto di essere genitore, nonostante le invalidanti componenti fisiche, l’incredibile cattiveria, cinismo aggiunto dei falsi “alleati”. Più nessuno spazio per altre distrazioni sentimentali, ciò che è stato sottratto mai potrà essere risarcito. Il tempo interamente speso tra i fitti impegni editoriali, la commovente dedizione all’immenso amore per quella piccola figlia; offesa per sempre nell’anima da un destino contrario, temendo e tenendo in allerta il lascito prepotente del suo disturbo fisico; eredità malvagia di un terribile incidente. La sua vita è rimasta in sospeso, non esisteranno colpe tardive da elargire, se non alle ingerenze empiriche degli imprevisti.

Al di là della trama narrata, si raccontano gli eventi del tempo con la deformabilità di un elastico. Le dissimili fragilità umane, il rimorso, la caducità dell’esistenza, i dolori, i sensi di colpa, che non possono guarire, se non attraversando più volte il male, l’autodistruzione, ritrovando una luce buona per rinascere. Quell’infinito terrore d’amare e di essere amati, mostrato come una protezione per paura di un possibile abbandono, di un nuovo abbandono, anche se differente.

Osservando i labirinti di una giovane psiche umana, accogliere un dolore di una perdita così grande, senza possedere gli strumenti per contrastarla, si può cercare d’intuire l’imprinting che guiderà inevitabilmente quel suo difficile cammino. Un percorso futuro, tortuoso, compiuto quotidianamente nell’ineluttabilità del divenire adulto.
L’amore vero di un incontro unico, sarà lo scarto, la forza motrice che consentirà, anche se con altro dolore e fatica, di riallineare le distorsioni del cuore accogliendo il bene, per sconfiggere le paure, le angosce, comprendendo la limpida essenza di ciò che resterà per sempre dentro di noi, al di là d’ogni possibile impaccio che il mistero della nostra vita ci potrà presentare e senza avvisi.

 © Roberto Anzaldi

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