Farneticweb


Questa è la visione “surreale” di ciò che, in generale, è il mio pensiero nei confronti dei social network maggiormente riconosciuti. Divenuti così deleteri, oramai, quasi da doverli considerare come potenziali armi cerebrali di distruzione di massa.

 Alla fiera del nulla si rappresenta un’altra vita. Si spengono luci e pensieri giusti, alla fiera del nulla.
“Valori cercasi”: così recita un grande cartello sbiadito all’entrata. Forse ognuno, lì, ricerca, di speranza, un posto smarrito all’esterno. Solo posti in piedi, alla fiera del nulla. Nessun timore di cadere, però, basta non farsi esitanti nell’assecondare il senso infinito dell’onda. Serve soltanto di restare nel flusso di un ovvio senza domande né aspirazione alcuna.
Si scambiano futili cortesie ma fendenti micidiali, alla fiera del nulla, mentre tagli convessi sul volto rastrellano sudice menzogne. Si lava attentamene il sangue di ieri, alla fiera del nulla, perché così facendo, domani, non abbia più odore né altra memoria.
Alla fiera del nulla si entra bendati, perché occhi spalancati non servono per scoprire altri occhi. Ci si racconta storie incredibili in quel luogo, sempre diverse, quasi meschine. Non c’è luce buona, alla fiera del nulla né servono bagliori alle insidie, mentre perfide, scorrono dense interminabili bugie.
Insieme, ci si nutre di parole spoglie, lì, senza dover riconoscere, alle opinioni altrui, alcun significato di un valore. Ci si presta, a giro, il coraggio logoro di qualcun altro andato via, alla fiera del nulla, fino a che, in tracce, durino le sue preziose briciole.
Si sta tutti in piedi e in attesa, lì, aspettando qualche colpevole di non so che, da poter mettere di lato, appoggiandogli concetti vecchi e abusati sulle braccia. L’indice puntato, poi, a ricordare che, di colpe, a loro, non gli appartiene il senso.
Si educano da soli i figli, alla fiera del nulla, basta convogliarli in quel flusso per ore, senza un sostegno né controllo alcuno. Non spettano virtù alle lacrime né la gioia di un sorriso vero, alla fiera del nulla. Passano anche in quel luogo gli anni, a due a due, però, per poterli ricordare meno. Nessuno di chi, per scelta, in verità, rimane intrappolato alla fiera del nulla, chiede d’accomodarsi all’uscita, neppure per pisciare. C’è un mondo a parte, lì dentro, inodore, anonimo e “perfetto”. Uno spazio adeguato alla giostra dei sogni bislacchi, credendo, nell’intanto, d’assomigliare a ciò che non si è.
Si mangia a cascami, alla fiera del nulla, tutto ciò che il grande vuoto partorisce. Un residuo composto, orribile a saziare pance e convinzioni.
Non battono cuori alla fiera del nulla, e i passi di cadenza, sembrano tonfi smarriti… lontani.
Quel cartello sbiadito all’entrata, intanto, sbatte le forme cigolando sui suoi cardini, chiamando incessantemente a raccolta altra materia. Ho assecondato anch’io, di sottile lusinga, quel restare nel flusso dell’onda, ma soltanto per un po’. Giusto lo spazio di un sospiro a singhiozzo, in cui riconoscere, alla fiera del nulla, tutto il suo desertico valore.
Fuori, invece, la realtà del mondo impazza, suda, si contorce. Pulsa tra la polvere di miserie e vita dura… vera! Sforzo quotidiano, per gli uomini, di misurare ai tendini il loro spessore.
Si è fatta notte fonda, ora, fuori dalla fiera del nulla si accendono improvvisamente luci ed enormi festoni luminosi, accecanti. Mentre un omino scaltro, creato da quel nulla infinito, tra lampi di flash incorporati, agghindato come fosse un’edicola accesa a festa, ripete con voce allusiva ed elettronica:
“accomodarsi all’interno prego, mille altri spettacoli stanno per cominciare”.

© Roberto Anzaldi

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