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Dell’autore mi è piaciuta, anche se molto distante dal mio sentire, la narrazione dei sentimenti. Un po’ meno la trama che non mi ha convinto fino in fondo.
Nonostante gli accenni della sua biografia indichino che si trasferì già all’età di cinque anni da Nagasaki in inghilterra, un certo rigore nonché pudore, dati dall’appartenenza alla sua cultura d’origine, si avvertono con estrema chiarezza.
Se dovessi identificare il libro con una sola parola, lo definirei: “arreso”.
Di Kazuo Ishiguro potrei, comunque, leggere altro.
© Agosto 2012 – Roberto Anzaldi