E il Sacerdote disse: “Gabriella, oggi, torna nella casa del Padre”

Esiste un’avversione: il dolore profondo nascosto al mondo che non può essere misurato. Privato, intimo, fosse pure in contrasto con l’insegnamento di un Dogma, ma ineluttabilmente una parte essenziale di esso. Ed è il saper riconoscere quel lungo passo dei giorni vissuti intensamente, colmo di ricordi e d’immagini indelebili dedicate alle persone che sono state parte di noi… noi di loro. A quel muto dolore che non cerca narrazione alcuna, se non un tempo adatto perché possa essere cullato, mondato da ogni offesa e bruttura terrena, rivolgo un pensiero.
E’ in momenti solenni come questo, in cui il valore unico del bene, dei sentimenti umani, violati e arresi a ogni possibilità di un libero arbitrio, ci avvicinano al grande mistero della vita. Quasi fossero un legittimo controcanto a lenire le sofferenze vermiglie del nostro cuore, piegato dalla somma dei soprusi disseminati sul nostro cammino, facendoci sentire non soltanto partecipi, ma consapevolmente esseri migliori.

© Roberto Anzaldi

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