“Tempo di bilanci, spesso tardivi, raggiungono il termine di questi ultimi giorni di fine anno. Così, si serra il cerchio di un’altra frazione della nostra vita, ancora una volta. Forse avremmo voluto fare di più, desiderato altro, addirittura pretenderlo da questo “lasso” stabilito; movimento senza fine intorno a noi, in cui percorriamo, a volte barcollando, il nostro disparato cammino. Chissà se ci sarà stato il premio di qualche maggiore convinzione, di situazioni aggiustate, sostare in bilico in qualche spazio dimenticato dalla cieca ragione degli impegni quotidiani. Avremo subito l’incomprensibile oltraggio del dolore, l’amaro sapore d’intime sottrazioni mai più restituite. Gli amori scomparsi ai nostri occhi dopo averne condiviso in noi l’esistenza appesa al progetto ineluttabile del cosmo. Così come il dono di nuove gioie da attraversare, dedicando fresche risorse, incanti per ogni forma a esse riconosciute. Progetti, ambizioni da “iniziare”; per alcuni proseguire, con forza e convinzione; la vera dislocazione della parte migliore di noi: la speranza. A tutti si sarà annodato un pensiero a ritroso cui prestare ascolto, al di là di ogni condizione immaginabile. Potremmo nominarli “ricordi”, linfa del nostro retaggio, ciò che davvero ci rappresenterà in quanto singole essenze. Dimentichiamo, facilmente, di essere una piccola parte, soltanto questo. Un’ansa del tempo, quell’istante destinato a noi, a tutto ciò che ne è stata cornice solida, meraviglia da osservare. Mercanzia esposta alla luce degli altri, riflettere per osmosi d’appartenenza a questa inevitabile successione perpetua. L’eternità non può avere senso se non per il concetto di multiple, interminabili frazioni collegarsi come temporali sinapsi. Ecco, dentro quelle dissimili e imperfette frazione di tempo esistono i nostri teneri tentativi, così la presunzione d’essere riconosciuti come un passaggio tangibile, trascendere dalla nostra stessa vita. Il progetto misterioso, quasi mistico, dell’infusione nei lunghi camminamenti attraversati. Altri enigmi sosteranno pazienti per un po’, dietro angoli nascosti che non abbiamo ancora svoltato. Ci bastino la volontà del coraggio, l’ambizione di riconoscere, nei volti raggiunti, il traguardo del bene, di volerne fare parte con sincerità. In comunione, ognuno con i propri attrezzi e sicuri intenti. Ecco, finalmente l’attesa sta per essere consumata, non prima, però, di averne cavalcata la sua più ludica pretesa. Quella di nutrire ancora, con profumi, bisbocci esplosivi, luci e lustri, queste sospirate, ultime ore in fila di fine d’anno.”
© Roberto Anzaldi