Paterson – Film –

Nel suo andamento quotidiano scorrono, quasi apparentemente insensibili, molte delle nostre vite comuni. Nelle intenzioni dello sceneggiatore e regista Jim Jarmusch, a mio modestissimo parere, c’era la volontà di rappresentare uno spaccato “accomunante”, sul come ogni persona porti avanti, giorno dopo giorno, spesso a fatica, la propria semplice esistenza. Mentre nasconda al mondo, quasi come un segreto, quella parte di magia interiore che lo abita, coesistere con la routine più alienante. Esistono anime in ascolto, delicate, distanti dal ricercare benesseri esteriori, vivere una vita d’intimi smarrimenti e di volerne custodire la bellezza assoluta, prestata alla poesia e alla parola scritta, come salvezza, riscatto alle proprie insoddisfazioni. Alcune dinamiche domestiche di coppia sono raccontate con apparente distacco, ma narrate con la delicatezza delle cose semplici e dei piccoli traguardi da condividere nella diversità dei rispettivi ruoli e aspirazioni. Docili tentativi di ritagliarsi una misura adatta, un posto nel proprio microcosmo in cui riconoscersi semplicemente come esseri umani, senza sovraesposizione, né alcune mire di protagonismo. Molti i buoni sentimenti narrati nell’andamento, volutamente lento, dell’intera pellicola, che ne caratterizza i personaggi, così le loro nevrosi, malesseri o “visioni”. Ogni inquadratura, colore, luogo o situazione rappresentata segue un flusso surreale, quasi monotono, reiterato. Decisamente non un film adatto a tutti, ma se saprete dotarvi di calma, volontà di non aspettarvi azioni mirabolanti, credo possiate apprezzarne appieno l’intenzione, la sua indiscutibile dolcezza rappresentata.

© Roberto Anzaldi

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