Ipocrisia: falsa corrispondenza

Il principio di corrispondenza dovrebbe possedere un valore assoluto, ineluttabile. Non intendo in senso di frequentazione epistolare, mera spedizione o consegna da parte di Poste italiane o altre realtà di transito, ma corrispondenza tra ciò che si narra e ciò che poi dovrebbe divenire effettiva pratica, donata alle risorse da poter condividere. Qualcosa che serva davvero alle coscienze assopite, sempre più distratte dal luccichio del nulla. Da sempre le arti governative, il potere si nutrono proprio di questo mare infinito di sterili corrispondenze, al di là dei periodi storici, delle appartenenze e di ogni trasversale pseudo esperimento politico avvenuto dal lontano 1946 fino ai giorni nostri. Avremmo dovuto già da tempo capirne il meccanismo fallace, sempre più rarefatto e incapace di risolvere le questioni diventate oramai drammatiche. Dal fallimento del tanto invocato e perseguito bipolarismo, nel quale la vera appartenenza ai due poli fu soltanto tra chi beveva acqua frizzante da una parte e chi invece la preferiva naturale dall’altra. Le imposizioni europee, che ci hanno ulteriormente impoveriti e incatenato a esclusive leggi finanziarie. Non esiste l’Unione Europea dei popoli, non ancora e forse mai. Tralasciando l’invalidante sensazione di tradimento, l’infinita delusione nei confronti dei recenti “Movimenti” che avrebbero dovuto scardinare la politica, l’accozzaglia dell’ultimo governo nato; dicasi addirittura dei migliori, non è altro che una limpida espressione della nullità dei contenuti esposti, della assoluta mancanza di fede, di lungimiranza politica. La sua palese rappresentazione odierna è a sancirne l’intenzione di volere coltivare esclusivamente il proprio “orticello” a discapito di ogni altro atto di buona volontà destinato alle problematiche, al bene comune delle genti.

La recente pandemia ha evidenziato ogni possibile disgusto verso il Potere e la sua gestione fallimentare non ancora risolta, con l’aggravante di avere messo in ginocchio milioni di realtà produttive e relative famiglie. Pagheremo a caro prezzo questa follia pandemica. Ben oltre le colpevoli morti accertate e presunte. Avremmo bisogno di persone illuminate e profondamente libere di appartenere soltanto alle proprie opinioni e intenti, senza riserve né tornaconti e di buona coscienza, ma non timorose di poter infastidire chicchessia. Anche chi si è apparentemente dissociato da questo ultimo esecutivo, ma resta saldamente dentro le proprie coalizioni, dimostra di non avere avuto il necessario coraggio per un cambio di passo definitivo. Dall’altra parte, però, non ci si può attendere nemmeno molto altro da un popolo impaurito, distratto, vincolato al timore dei cambiamenti e alimentato dall’unico insegnamento del: “lo dice la TV, quindi è vero!” o l’ha sentito dire dal “cuggino” di turno o da chiunque abbia blaterato in tal senso.

Io non ho facili soluzioni pronte all’uso, né voglio avere la pretesa di essere uno dei tanti nuovi messia tuttologi. Sono, però, consapevolmente un libero pensatore, scevro da appartenenze, da vincoli di correnti e di passaggi cromatici prestabiliti o da doveri remunerati. Non sono un politico, non ho mai avuto tessere nella mia vita, né ho altri ruoli, se non quello individuale della scrittura, della bellezza d’espressione, del confronto e dell’intelletto da condividere. Esprimo il mio libero pensiero sui fatti della vita che si fa sempre più complicata e solitaria, ahimè. Non per una sorta di esclusione dal mondo, ma sento maggiormente in me la volontà, il bisogno di allontanarmi dal chiasso mediatico, dalle situazioni spicce e senza nessun arricchimento personale. Forse è anche questo lo scopo, la sottile mira dei poteri. Quello di separaci, confinandoci sempre più in piccoli spazi dorati di presunta serenità o apparente, futile benessere. Credo che a mancare, oltre alle reali difficoltà che molti di noi devono affrontare quotidianamente, sia il coraggio, lo scarto cerebrale interiore di una visione più intima e partecipata ai valori universali della vita senza ipocrisie. Non riesco a trovare una parola differente. Mistificazione, falsità, ingordigia, delazione, meschinità sono soltanto attributi riconducibili all’ipocrisia, ma non completano separatamente il significato più profondo della parola stessa. Già nell’antica Grecia l’ypokrites era l’attore, cioè colui che fingeva, simulava. L’ho scritto, oramai, diverse volte, ma ancora attribuisco a questo sostantivo un passo quotidiano dentro l’inferno. Il male primario e assoluto del genere umano.

Non fatevi zittire mai da nulla e da nessuno, anche a costo di qualche allontanamento o rinuncia, ma perseguite il sapere, la conoscenza. Siate critici, anche con voi stessi e non accettate mai preconfezionamenti delle dottrine senza aver praticato prima la saggia e necessaria ragionevolezza del dubbio.

© Roberto Anzaldi

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