Idealmente, si vorrebbe che l’amore fosse sempre in grado di operare miracoli. Quelli incondizionati, dettati dalla magia delle astrazioni divenute, piano piano, consapevolezza nella propria vita, scoprendo tutto ciò che, in certe situazioni, siamo pronti a donare agli altri. Parte della nostra esistenza, l’impegno quotidiano, la forza dei sogni realizzabili, di farcela per due, pensando d’essere la “ragione” per conservare dritta la rotta dell’altrui cammino. Ci sono forze oscure, intralci ineluttabili, convinzioni che non sottoscrivono nessuna forma di compromesso personale. Scelte non dettate da altro dolore che non sia quello capace di calpestare l’anima, sordo davanti a ogni tentativo di compromesso con la propria coscienza. Ci sono accadimenti, come quelli narrati in questo bel film: profondo e “assoluto”, che possono essere unicamente compresi da chi li ha, suo malgrado, subiti, ma mai accettati. La vita per la vita è un sentimento che non tutti possono, desiderano riconoscere, se non nella sua forma originaria e integrale. Una scelta che lascia tristemente ammutoliti, ma che sento di sottoscrivere se, vale – e vale assolutamente – il principio di onorare l’unica nostra vita, ci appartenga, anche egoisticamente e al di là di altre dinamiche o considerazioni mistiche legate alla fede. Il coraggio possiede molte espressioni e, pur se qualcuno non ne condividerà il mio pensiero, questa storia lo possiede davvero, non cercando giudizi, ma capacità di comprensione per ciò che sentiamo, umanamente, così distante da noi.
© Roberto Anzaldi