Il giovane favoloso – Film –

il giovane favolosoMi scuso se non nominerò gli interpreti né riassunti di sorta. Di questo potrete trovare informazioni ovunque sul web e con un semplicissimo click. Ieri sera, ho assistito – finalmente – alla pellicola dedicata a Giacomo Leopardi. Atmosfere rappresentate in silenzi e clausure, riluttanze all’esistenza esterna in comunione: “Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”. Quel corpo sempre più offeso, complicato, nemico di un cuore immenso, stipato d’amore puro. La conquista della ragione attraverso i dubbi e la loro funzione di strumento imprescindibile della conoscenza. L’esegesi della sua vita nei confronti di ciò che l’ascolto dell’animo lo condusse tra i timori delle pulsioni, gli smarrimenti e fremiti continui di un’anima massivamente delicata. Oggi, ripensando a quelle immagini cinematografiche, mi resta una profonda sensazione di solitudine interiore, nonostante la straordinaria emozione di aver potuto condividere l’assoluta bellezza e complessità dei suoi pensieri così raccontati. Vivere i molti colori di quell’immensa condizione interiore, con il controcanto di un’invalidante precarietà fisica, sarà stato innegabilmente un confronto umano affaticante e continuo. Una dura, intima lotta che lo portò a dover convivere con molti periodi depressivi. Un film che può apparire addirittura lento, nel suo narrare, ci chiede, per un po’, di provare a indossare quei passi calmi e lontani… di ascoltare. C’era un carico inesauribile e profondo di emozioni struggenti, racchiuse in un singolo uomo, pur se eccelso. La bellezza disarmante di certi valori umani che troppo spesso – e sempre più – è costantemente disattesa dagli uomini, oramai a distanza siderale da quella ricerca di profondo sentire la vita, così tutto ciò che di straordinariamente naturale la circonda.

 © Roberto Anzaldi

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