Sospeso

L’aggettivo “sospeso” può avere molti significati. Dal più evanescente e lieve, come attributo alle leggerezze del cuore, o come peso tangibile e quotidiano dell’anima. Così come per le molteplici materie osservate nel cielo o nell’aria semplicemente dai nostri occhi. Io ne ho vissuto un altro, però, recentemente. Sospeso momentaneamente dal mio impiego lavorativo e privato della retribuzione. Sospeso da molti dei miei diritti di cittadino senza avere commesso nessun tipo di reato, se non quello di avere scelto, consapevolmente, legalmente di non sottostare a un diktat istituzionale e sanitario ingiusto e pericoloso. Sospeso per non essermi piegato al becero volere dei potenti di turno. Ciò che fa più male, però, è quello di essere stato considerato un “sospeso” anche da alcune amicizie e conoscenze con la stessa, identica motivazione e vuoto mentale, nonostante la nostra stretta frequentazione di una vita. La paura e l’ignoranza si saldano, si alleano al cieco bisogno di comportamenti più comodi, miserabili, di povertà interiori nel sentirsi felicemente inconsapevoli, nonché schiavi muti del pensiero dominante. Dopo avere attraversato tutto ciò, mi sento davvero parte di una diversa umanità, che voglio continuare a difendere strenuamente, contro ogni strumento vessatorio e di menzogna. In assoluta opposizione al pensiero ignobile, perpetrato nei confronti della costituzione e della stessa dignità umana. Disconosco ogni altra appartenenza che non sia legata al bene e alla indispensabile ragionevolezza del dubbio, senza le sorde accoglienze preconfezionate del non ascolto dei molti servi cognitivi.
© Roberto Anzaldi

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